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Lo sposo non può vedere l'abito prima del matrimonio

Performance site specific.

Abito da sposa in cotone, seta e chiodi. / Wedding dress made of silk, cotton and nails.

Durata / Duration: 60 minuts

A cura di / Curated by L. Passoni, Ars - Bergamo

2008

 

Fotografie di / Photos by Sergio Callegaretti

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Like a purification ritual, focusing on the concept of transformation; the passage between being and becoming, the attempt of a representation that is almost commemorative and with the aim of being final.

Marrying myself, reading a promise of love, wearing a wedding dress made by me and of me, full of intimate and deep meanings in which delicateness, fragility and beauty are mixed with thorns, nails, the coldness of the metal and the choice to love all aspects, unconditionally, because they are a part of me.

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Testo di Federica Giobbe

 

 

Al centro c’è la donna ed il suo essere nel mondo.

La ricerca artistica di Camilla Marinoni, artista bergamasca di grande rilievo nel panorama performativo ed artistico sacro contemporaneo, si sviluppa attorno all’idea che nulla è più intenso emotivamente del proprio corpo e della propria corporeità femminea. La coscienza di sé e della propria fisicità spirituale permette l’esprimibile consapevolezza di un’esistenza. L’essere umano per quanto abbia scoperto, rinnovato o distrutto, seguendo la propria natura mutevole e vulnerabile, resta l’enigma principale per chi abbia il desiderio intimo di comprendere il significato della sua essenza. Nella scelta dei soggetti, per lo più simbolici e religiosi, l’artista ritrae una realtà fatta di sottili rivelazioni; di misteri e desideri celati da una cultura cattolicentrico-cristiana come la nostra, trasmessaci come riflesso di una contemporaneità che riguarda tutti.

Dopo lo studio del corpo e della sua fisica espressività, l’artista si concentra sul concetto di Trasformazione; di passaggio tra essere e divenire, tentando una rappresentazione quasi commemorativa, attraverso una nuova e più immediata linea compositiva; dove il titolo gioca un po’ il ruolo di scaramantica memoria comune: LO SPOSO NON PUO’ VEDERE L’ABITO PRIMA DEL MATRIMONIO.

La vestizione, con la sua complessa dinamica simbolica, viene rivisitata dalla sensibilità attenta dell’artista, per compenetrare quelle parti più intime ed essenziali di sé , come la propria fragilità contrapposta ad una grande forza interiore, educata consapevolmente dalle prove della propria esistenza e dalle sue più visibili complessità. Un viaggio, quello intrapreso da Camilla Marinoni, in continuo mutamento, fatto di scale, gradini, chiodi, pizzi e perplessità tipiche dell’animo umano. Attraverso l’utilizzo di linguaggi materici eterogenei riproduce, con mirabile originalità, quel “contemporaneo globalizzato” che è in ogni qual modo frammentato, ed il cui unico punto coesivo è offerto dallo sguardo sensibile ed attento di chi lo osserva: la donna.

Lavorando sul concetto di Donna, Figlia, Sposa, Madre; Camilla Marinoni rivive le tappe della sua esistenza in modo “sentito” e del tutto esplicativo; dove la spiritualità celata attraverso le numerose installazioni, l’essenzialità lignea e scultorea dei materiali scelti per le sue rappresentazione performative, la tensione viva e mistica del corpo in movimento o in stasi, il senso di smarrimento, fisico e mentale, degli spazi da lei proposti al pubblico; narrano la volontà di un’anima di “re-investire” di significato e valore ogni singolo gesto, orma , parola.

“Volevo mostrarmi come sono, ma tenendo una distanza verso gli altri…Poi il lavoro si è inaspettatamente sviluppato diventando un accettarmi ed amarmi anche con le spine; ossia con i dolori, i difetti, le piccolezze e le paure che mi contraddistinguono ed essere così come sono: Una donna. Perché non c'è sposa perfetta, né sposo perfetto, né una vita perfetta...”

Come una giovane sposa prima di compiere il suo viaggio verso una nuova consapevolezza, Marinoni si spinge oltre l’ordinario, l’usuale, il già fruito, indossando un abito fatto di sé e delle sue esperienze vitali, ricco di significati profondi e intimamente celati; dove il dubbio per un SI diviene il dubbio comune a tutti noi; vero e proprio enigma collettivo antecedente ogni scelta, ogni cambiamento, ogni modo d’esistere. Ed è proprio qui, in questo spazio condiviso, che i conflitti interiori dell’essere donna ed artista ruotano intorno alla quotidianità di un gesto, all’attesa di un corpo che non giunge, alla voglia di cambiamento e in tensione verso un’altra dimensione vitale.

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