top of page

L'immortalità non consola della morte

Lenzuolo matrimoniale, vino, immagini fotografiche stampate su cotone, sculture in ceramica, suono/Double bed sheet, wine, photos printed on cotton, ceramiche sculture, sound


Misure/Size: lenzuola/duble sheet cm 244x102 cad/for each.; sculture/sculptures cm 77x50xh26

Performance site specific: 11'
Museo Archeologico Priamar, Savona

2022

Continua il discorso sulla perdita, sui vuoti incontrati con la morte e il decadimento del corpo con il passare del tempo.
Le lenzuola matrimoniali erano dei miei nonni (le lettere ricamate G e C sono infatti le iniziali di nome e cognome di mio nonno), poi è appartenuto ai miei genitori e infine sono passati a me.
Sono lenzuola intrise di storie, di sogni e di memoria ma anche di assenze e sparizioni.
Entrambe sono state strappate in due parti lungo la metà verticale, allusione alla separazione che una coppia vive dovuta alla morte.
Con il passare dei giorni muterà il colore violaceo del vino e così farà la memoria per i nostri cari.
Il nostro stesso corpo che cambia e si trasforma giorno dopo giorno fino ad arrestarsi e diventare/ritornare terra. Questo involucro in cui sentiamo di essere e vivere, è qualcosa su cui non abbiamo il completo controllo. Il tempo passa, cerchiamo di fare il possibile per non essere dimenticati e arrestare i segni del tempo, ma, come dice Simone de Beauvoir “Sia che l’immaginiamo celeste, sia terrestre, l’immortalità non consola della morte, quando teniamo alla vita”.
Ancora una volta troviamo parti del corpo - seno e ombelico-, come segno di nutrimento e relazione con l’altro, per ricordare che tutto è sfuggevole, nulla ci appartiene e niente resta immutato se non tracce deboli e passaggi di vita.
La performance con la raccolta dei resti dei corpi e la lettura dei nomi delle donne vittime di femminicidio per l’anno in corso sottolinea ulteriormente il tentativo di una memoria di una vita ma che non rende giustizia, né può consolare.

*

Non meno intensa è stata l’azione struggente e commovente voluta da Camilla Marinoni che, nel contesto del Museo Archeologico, ha portato L’immortalità non consola della morte: disseminando oggetti ceramici, quali parti di corpo da riassemblare, ha pronunciato i nomi delle donne vittime, dall’inizio dell’anno e fino a quel momento, di femminicidio. Un Golgota costellato di nomi che sono storie diverse, ma drammaticamente finite con lo stesso ineluttabile destino di violenza. Un modo per non dimenticare che mette al centro il tema della memoria, del ricordo che Marinoni culla e fa diventare elemento di conservazione del passato. È un soggetto essenziale per la sua pratica artistica che cerca di legare, con oggetti “fragili”, il fluire esistenziale della dimensione umana, sempre pronta ai cambiamenti e dove l’ineluttabilità della morte genera separazioni dolorose, interruzioni permanenti che, però, si riconciliano con l’accettazione nel tempo del ricordo che l’artista sa raccontare con la sua intensa poesia. 

Matteo Galbiati per Espoarte, 19 dicembre 2022

In Camilla Marinoni il corpo della performer è un’architettura composita all’interno delle spoglie del Museo Archeologico di Savona. L’azione si sottrae a qualsiasi connotazione narrativa per caricarsi di una funzione simbolica in cui dei frammenti ceramici diventano protesi concave che accolgono le profondità del corpo. Tra i crateri dei resti archeologici, Marinoni si scontra con sé stessa, proseguendo in una navigazione dell’inconscio collettivo che segue le sue azioni in serafico silenzio.

Maria Vittoria Pinotti per Juliet, 20 dicembre 2022

Also in this work, I continue the discourse on the loss, the voids encountered with death and the decay of the body with the passage of time.

The marriage sheets belonged to my grandparents. (the embroidered letters G and C are in fact my grandfather's first and last name initials), then it belonged to my parents and finally passed to me. 

It is a sheet steeped in stories, dreams and memory but also in absences and disappearances.

It is torn in two parts, an allusion to separation due to the death.

Day by day the wine color will change, as well as our memories for our loved ones, as well as our body that changes and transforms day by day until it stops and becomes earth. This envelope we feel we are in is something over which we do not have complete control.

Time passes and we try in every way not to be forgotten but, as Simone de Beauvoir says “Whether we imagine it heavenly or earthly, immortality does not console death when we cherish life”

I use the body parts that are signs of nurture and relationship with other people, to remind us that everything is elusive, nothing belongs to us and nothing remains except faint traces, passages of life.

Le fotografie della performance sono di Michele Alberto Sereni

bottom of page