Tra il sacro e la terra
TRA IL SACRO E LA TERRA
a cura di Filippo Ghisi
Inaugurazione sabato 6 maggio 2017 ore 11.30
dal 6 maggio al 31 Ottobre 2017
Un territorio, quello delle Langhe, che, riscattata la malora di fenogliana memoria, si apre al turismo e all’accoglienza grazie alle sue straordinarie attrattive, su tutte il paesaggio vitivinicolo (riconosciuto come patrimonio dell’umanità UNESCO dal 2014).
Un comune, Rodello, a pochi chilometri da Alba, che è stato, tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento, un faro per l’arte contemporanea, grazie alla felice intuizione del canonico Mario Battaglino che volle, qui, riunire, artisti da ogni parte di Italia per discutere, confrontarsi e produrre arte legate al tema della Terra e del Sacro, nel fertile clima di rinnovamento pastorale e artistico seguito al Concilio Vaticano II.
Una chiesa, quella dell’Immacolata, che, nata per volere del nobile signore del posto, un Falletti, nel XVIII secolo, dopo secoli di devozione popolare e aristocratica, accoglie ora le opere d’arte prodotte dal sodalizio artistico rodellese nel periodo della sua fertile produzione collettiva, con un’attenzione particolare incentrata sulla figura di Dedalo Montali.
Un artista, Montali, che, da quel fortunato sodalizio, emerse come figura principale e come realizzatore delle opere d’arte sacra che sarebbero andate a decorare le stanze della Residenza, poco distante. Autore poliedrico e instancabile, sensibile alle trasformazioni che, dal mondo, si propagavano alla chiesa e ai fedeli, Montali riesce, attraverso le sue opere, a conciliare “verità” e “bellezza”, a far dialogare sistemi e interpretazioni del mondo divergenti, creando punti di contatto e di ascolto tra i problemi terreni e gli insegnamenti della Chiesa, per il tramite dell’Arte.
Oggi, tutti questi elementi (territorio, paesaggio, terra, sacro, vino, arte, bellezza) tornano a Rodello. E ci tornano così come erano comparsi, una prima volta, 50 anni fa. Un nuovo sodalizio di artisti, infatti, ha calcato la terra di Langa; ha tratto ispirazione dal paesaggio e dalla tipicità enogastronomica locale, così come dai problemi e dalle sfide del mondo moderno; ha portato, qui a Rodello, ispirazione, fantasia, dialogo, partecipazione, volontà. Dieci artisti emergenti, da ogni parte di Italia, selezionati tra oltre 50 che avevano risposto alla “call” iniziale. Dieci artisti che, ognuno secondo le proprie idee, tecniche e ispirazioni, hanno interpretato il tema, nell’arte, della Terra e del Sacro, rinnovando, così, un dialogo che sembra, oggi, riprendere spontaneamente e quasi senza soluzione di continuità con l’esperienza rodellese di Montali, Simondo, Ruggeri, Ramella.
Il dialogo tra paese, chiesa e opere inizia già al di fuori della sede espositiva, dove il portale “Con-templum” di Valentina Aceto svetta a fianco della vera entrata barocca alla chiesa settecentesca: invito ad entrare, ma anche a riflettere sul nostro mondo interiore, e sullo spazio del sacro dentro di noi.
Varcata la soglia della chiesa, poi, due opere ben ci rammentano il tema delle Terra: alla nostra sinistra Camilla Marinoni dà alla “Terra” il significato di contenitore delle nostre radici, che ci portiamo dietro nelle nostre peregrinazioni, volute o subite, e di passaggio tra generazioni così come tra genti e popoli, nell’interminabile viaggio che l’Uomo compie da migliaia di anni. “Reliquie di terra”, di Serena Laborante, coglie della terra il significato più sacro, misterico e senza tempo, madre di tutti noi, e a cui tutti ritorneremo, in un viaggio, anche in questo caso, simbolico, ma anche fisico, come quello compiuto dall’autrice tra le cappelle votive della Langa.
Poco oltre, i lavori di Livio Billo (“Presente”) e di Paolo Vergnano (“Sheut”), pur nella diversità tecnica e stilistica, ci portano ad approfondire il tema del sacrificio: per la patria, la prole o l’umanità intera, il ricordo dell’atto supremo di dare la vita per gli altri emerge costantemente nelle celebrazioni religiose così come nei monumenti ai caduti, nell’iconografia della miniatura medievale così come nella fotografia.
I ritratti contrapposti di Sergio Manconi e Angela Policastro, ai lati dell’altare, ci fanno tornare al tema della Terra, personificata dal “Contadino” e da “Gaia”: la dea della terra, circondata dei suoi attributi moderni (o antichi), si rivolge al suo sacerdote, il contadino, che, in ogni tempo, ha officiato il rito sacro e pagano della fertilità, creando di che nutrire i suoi simili, e contribuendo in maniera imprescindibile all’evoluzione della civiltà.
Nel presbiterio si stagliano, plasticamente, due installazioni che vanno ad affiancare le statue devozionali qui custodite. La “Croce di pane” di Nëri Ranieri Ceccarelli quasi sostituisce il crocefisso che, a rigor di logica, troverebbe normalmente spazio a fianco della mensa della chiesa; il pane, cibo sacro a tutte le religioni del mondo, frutto della terra e, qui, simbolo del Cristo, è ora materia stessa per la croce, così come è metafora della fatica del lavoro dei campi. “Altitudine 537”, di Ivana Sfredda, invita il visitatore a riflettere sul tema della morte, della decomposizione, della caducità della vita ma, allo stesso tempo, dell’eterni ritorno e della custodia che la Terra ci fornisce, in vita e dopo.
Al centro della sala, al posto degli uomini e delle donne che, per secoli, hanno popolato di vita a chiesa dell’Annunziata, stanno ora le loro tracce, i loro segni, impressi indelebilmente sulle panche e rilevati, per sempre, da Roberta Montaruli nella “Raccolta Di- Segni”: spettatori invisibile, ma presenti, del rinsaldarsi di arte e sacro nella Rodello del XXI secolo.
Filippo Ghisi
Foto: Turismo in langa
Foto: Gazzetta di Alba
Il lavoro presente in mostra
entrerà a far parte della collezione del Museo di arte moderna e religiosa Dedalo Montali.
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