7 - l’arte interpreta i sette vizi capitali

7
l’arte interpreta i sette vizi capitali
a cura di Simona Bartolena e Armando Fettolini in collaborazione con Vittorio Dragoni
22 aprile – 28 maggio 2023
Rocca di Umbertide – Centro per l’Arte Contemporanea
inaugurazione sabato 22 aprile, ore 17.00
Un progetto di Ponte43
in collaborazione con heart-PULSAZIONI CULTURALI
La definizione dei sette vizi capitali risale al Medioevo. Ben presto i 7 vizi si diffondono nell’iconografia artistica, dapprima raccontati attraverso la loro punizione infernale (complice anche la Divina Commedia dantesca) e poi anche come allegorie autonome. Anche privandoli del loro valore religioso e del significato dottrinale di “peccato” attribuitogli dal cristianesimo, i sette vizi capitali raccontano comunque altrettanti aspetti potenzialmente deteriori dell’essere umano, dando un nome (nel caso dell’arte, anche un’immagine) a pulsioni e istinti talvolta inconfessabili ma spesso inevitabili e incontrollabili. Essi raccontano, in sintesi, il lato più oscuro (ma terribilmente umano) di ciascuno di noi.
Nel 2020 Simona Bartolena e Armando Fettolini, curatori del progetto, hanno invitato settanta artisti a interrogarsi sul tema, scegliendo un vizio e provando a rappresentarlo alla propria maniera. Nessuno schema, nessuna regola. Nessun limite di tecnica, linguaggio, stile. Ciascuno ha deciso anche con quale approccio affrontare il vizio che ha scelto per sé: atto d’accusa o ammissione di colpa? Critica sociale o autoanalisi? …Un gioco ironicamente serio, una sfida che necessita di sincerità e trasparenza, un’indagine artistica che finisce con il diventare una mappatura sociale e antropologica. Dalle risposte sono emerse alcune riflessioni molto interessanti, come, ad esempio, l’evidente preponderanza di opere dedicate all’accidia (in tempi di immobilità e reclusione come quelli trascorsi, è ben comprensibile che sia stato questo il vizio più indagato) o l’attenzione alla gola in relazione alle disfunzioni alimentari tanto diffuse nella nostra società o ai danni ambientali del consumismo e delle sue pratiche quotidiane.
Le scelte degli artisti, sempre ponderate e motivate, riflettono i loro pensieri e i loro interessi ma anche le loro esperienze, i loro stati d’animo e le loro paure. Il progetto prende forma dall’accostamento dei singoli contributi, che compongono un mosaico leggibile solo nella visione di insieme.
Ora questa collettiva corale, dopo essere stata esposta nel 2021 presso il Monastero della Misericordia di Missaglia (Lc) e negli spazi del Teatro Binario7 di Monza, approda negli splendidi e suggestivi spazi della Rocca di Umbertide, su invito di Vittorio Dragoni che ha collaborato alla curatela di questa nuova tappa e alla selezione di 34 artisti tra quelli presenti nell’edizione originaria, per adeguare il progetto alla sede ospitante.
I vizi
La definizione dei sette vizi capitali risale al Medioevo, con le dottrine di Giovanni Cassiani, monaco vissuto tra il IV e il V secolo, e, nel secolo successivo, di Gregorio Magno, basate, probabilmente, sulla prima lettera di San Giovanni.
I vizi vennero detti “capitali” perché da essi discendono tutti i peccati nei quali può cadere l’uomo. San Giovanni parla di “concupiscenza”. Dalla concupiscenza della carne derivano la lussuria e l’intemperanza, dalla concupiscenza degli occhi l’avarizia, da quella dello spirito la superbia, l’accidia, l’invidia e l’ira.
Ben presto i sette vizi capitali si diffondono nell’iconografia artistica, dapprima raccontati attraverso la loro punizione infernale (complice anche la Commedia dantesca) e poi anche come allegorie autonome. Tra le rappresenta-zioni più note ci sono senza dubbio quelle realizzate da Giotto nella Cappella degli Scrovegni e quelle di Bosch nel celeberrimo dipinto oggi conservato al Prado di Madrid (I sette peccati capitali, 1475-1480), ma il soggetto non ha smesso di affascinare i pittori anche nei secoli successivi, inesauribile fonte di immagini e fantasie tanto spaventose quanto seducenti.
Lussuria: Nel Medioevo lussurioso era considerato qualsiasi attaccamento ai beni terreni (in opposizione alla virtù della temperanza) e non solo il vizio carnale. Quando, già nel Rinascimento, l’appagamento dei sensi è guardato con molta più indulgenza, la lussuria perde progressivamente di gravità, finendo con il diventare il peccato più tollerabile. Per questo l’allegoria della Lussuria è spesso immaginata come una donna bellissima, accompagnata da animali considerati lussuriosi, quali il coccodrillo e il coniglio.
Gola: Considerata peccato solo in quanto contraddice la modestia e la morigeratezza proprie di una vita virtuosa, la Gola nella tradizione è per eccellenza il peccato delle classi più alte, che si possono permettere il lusso dell’abbondanza di cibo. Accompagnata da un orso o da un maiale, considerati animali golosi, l’allegoria della Gola ha spesso un collo molto lungo e un ventre molto grande. Il più triviale tra tutti i vizi non necessita di simbologie particolari: tra tutti i peccati è quello che trasforma in modo più evidente il corpo.
Avarizia: L’avarizia non è solo la tendenza ad accumulare denaro ma, più in generale, la fame di avere per sé e un eccessivo ritegno nel donare. Dante la rappresenta con una lupa spaventosa. Anche nell’Iconografia di Cesare Ripa l’allegoria dell’Avarizia si accompagna all’immagine della lupa, nella tradizione considerata un animale avido e vorace, insaziabile e aggressivo. Spesso in pittura è interpretata come una donna agghindata con molti gioielli o con l’immagine di un uomo che tiene stretto in mano un sacchetto o che conta monete.
Accidia: L’accidia è il torpore della mente e dell’anima, l’indifferenza, il disinteresse. Nel 1625, nella sua Iconologia, Cesare Ripa descrive così l’allegoria dell’Accidia: come una “Donna vecchia, brutta, mal vestita che stia a sedere et che tenghi la guancia appoggiata sopra alla sinistra mano, dalla quale penda una cartella con un motto che dichi: TORPET INERS, et il gomito di detta mano sia posato sopra il ginocchio, tenendo il capo chino et che sia cinto con un panno di color nero et nella destra mano un pesce detto Torpedine. Accidia, secondo S. Giovanni Damasceno l. 2. è una tristitia che aggrava la mente, che non permette che si facci opera buona. […].” Accanto a lei sono spesso rappresentati l’asino, la tartaruga o la lumaca, considerati animali lenti e pigri per natura.
Ira: Fin dall’antichità, ancor prima che si sviluppasse l’iconografia cristiana, l’ira è rappresentata con una figura di giovane età, dalle “spalle grande, la faccia gonfia, gli occhi rossi, la fronte rotonda, il naso acuto et le narici aperte”, spesso armata e con un copricapo con una testa d’orso come cimiero. Anche l’ira, come la gola, non ha bisogno di simboli: trova la propria rappresentazione negli effetti fisiognomici che produce.
Invidia: Inconfessabile e violento moto dell’anima, l’invidia brucia e consuma chi la prova. L’arte non le ha mai risparmiato l’immaginario peggiore. Una delle più riuscite rappresentazioni artistiche dell’invidia è quella lasciata da Giotto: una donna bruttissima dalle grandi orecchie, la cui lingua è un serpente che le si ritorce contro e i cui piedi ardono nelle fiamme infernali.
Superbia: Fin dall’epoca medievale la Superbia era ritenuta il peccato peggiore e il più pericoloso. Rappresentata nella tradizione come una donna bella et altera, vestita nobilmente di rosso, coronata d’oro, di gemme in gran copia, nella destra mano tiene un pavone et nella sinistra un specchio, nel quale miri et contempli se stessa, la Superbia presenta un’iconografia che si confonde talvolta con quella più generica della Vanità.
Gli artisti della mostra
Claudio Beorchia, Isabella Bettinelli, Raffaele Bonuomo, Gildo Brambilla, Giuseppe Buffoli, Silvana Castellucchio, Elisa Cella, Andrea Cereda, Giovanni Cerri, Chiò, Silvia Cibaldi, Caterina Ciuffetelli, Angela Corti, Umberto Crisciotti, Dellaclà, Federica Ferzoco, Nadia Galbiati, Antonella Gerbi, Alessio Larocchi, Camilla Marinoni, Annalisa Mitrano, Ettore Moschetti, Elena Mutinelli, Giacomo Nuzzo, Lorenzo Pacini, Luciano Pea, Nicolò Quirico, Alex Sala, Silvia Serenari, Giovanni Sesia, Matteo Suffritti, Elisabetta Tagliabue, Matteo Tenardi, Marta Vezzoli.
Le illustrazioni che accompagnano i Vizi sono di Adelaide Crivellaro.
7
l’arte interpreta i sette vizi capitali
22 aprile – 28 maggio 2023
Rocca di Umbertide – Centro per l’Arte
Piazza Forte Bracci da Montone 1 - Umbertide (PG)
Orario di apertura
Lunedi chiuso
Martedi 16.30-18.30
Mercoledi e giovedì
10.30-12.30 / 16.30-17.30
Venerdi sabato e domenica
10.30-12.30/ 16.30-18.30
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